Il passo San Pellegrino in Alpe

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Ayrton Senna the best
view post Posted on 30/6/2008, 09:39






È la salita della Garfagnana ricercata dagli amanti delle scalate estreme e delle pendenze impossibili.

Il San Pellegrino in Alpe è un’ascesa di quelle che fanno male, con un grado di difficoltà molto elevato; decisamente inadatta a escursioni di piacere, esige di essere affrontata solo dopo un’ adeguata preparazione. L’alone di “cattiveria” che la circonda è dovuto quasi per intero a un paio di chilometri che precedono l’ingresso nel paese di San Pellegrino in Alpe, a quota 1524 (è il paese più alto della Toscana). Il resto della salita, però, è sempre impegnativo, anche se non di pari livello: le pendenze infatti si mantengono, con continuità sfiancante, su valori mediamente elevati, in una salita lunga 18 chilometri.
Di questi, ben pochi sono quelli su cui non si deve tribolare, ma il vero banco di prova che attende il ciclista è la dura, interminabile rampa che ha fine solo all’interno del paese. Mentre si sale, quello è il pensiero fisso, e quella incombente presenza condiziona l’ascesa dal primo all’ultimo metro. Non a caso all’inizio della salita qualcuno ha tracciato sull’asfalto una frase che suona inquietante come una minaccia, diretta inequivocabilmente agli esseri umani che transitano di lì in bicicletta: “Sei ancora in tempo, ripensaci”. Così comincia il San Pellegrino.

Un monito e poi la salita
Da Castelnuovo (270 m), il principale centro della Garfagnana, si imbocca la strada statale che porta al Passo delle Radici e si sale fino a Pieve Fosciana, per poi raggiungere dopo circa quattro chilometri il bivio per il San Pellegrino, all’altezza di Càmpori. Questa prima parte di strada sale piuttosto tranquilla e con pendenze abbordabili, ma è troppo breve per costituire un vero riscaldamento, che invece è indispensabile, data l’ostilità delle pendenze successive. Infatti, subito dopo il bivio, dove si trova il minaccioso invito al ripensamento, ha inizio la salita vera e propria: le pendenze si fanno subito sensibili, portandosi rapidamente intorno all’8% e imponendo una cadenza di pedalata più accorta. Per quattro chilometri, fino a dopo il bivio per Pellizzanetta, la strada sale con andamento regolare ma sempre con pendenze notevoli, comprese tra l’8 e il 9%, culminando in un chilometro di poco inferiore al 10 (tra i chilometri 6 e 7). La fatica qui è già considerevole, ma in confronto al tratto conclusivo potrebbe anche passare per una passeggiata. Poco oltre il bivio per Pellizzanetta la strada addolcisce per qualche centinaio di metri, quel tanto che consente un momentaneo recupero (la presenza di una fontana offre un’ottima opportunità di sosta non sospetta per chi avesse bisogno di riprendere fiato), per poi tornare a salire con lo stesso andamento ostico dei chilometri precedenti. Anzi, sempre più ostico, perché intorno al decimo chilometro, in prossimità di Chiazza (900 m), la strada inasprisce. Qui, all’uscita del paese, si affronta anche uno strappo non molto lungo ma già molto ripido (12-13%), seguito da un breve tratto più pedalabile, dopo il quale la strada si riporta sulle consuete pendenze.

In vista di San Pellegrino
La salita, ora più scoperta e assolata, è spezzata al km 13,5 da una lieve discesa subito prima di Case Boccaia, il punto che segna l’ineluttabile approssimarsi di ciò che per tutto il percorso è stato oggetto delle peggiori inquietudini. Da qui mancano circa tre chilometri al paese di San Pellegrino in Alpe, quindi ancora un breve tratto “normale” e poi ci siamo: è il momento tanto temuto e atteso. Quando il paese si staglia in cima alla lunga, ripidissima rampa, l’idea di arrivarci in bicicletta appare improvvisamente insana. I numeri parlano di una pendenza media complessiva che sfiora il 15%, ma le gambe assaggiano punte assai più irte, che arrivano a superare il 20. Soltanto mantenere l’equilibrio, se non si hanno rapporti adeguati alle proprie capacità, può diventare un problema e il rischio di dover scendere e proseguire a piedi è notevole. Sono due chilometri interminabili, lentissimi (si procede a velocità minime), di estrema durezza, e per superarli ci vuole soprattutto attitudine alla sofferenza. Fino agli ultimi metri è una lotta all’ultimo sangue con la strada che s’impenna e lo stillicidio delle forze termina solo con l’ingresso in San Pellegrino in Alpe. Ma non è ancora fatta: la strada prosegue per il valico (Passo di Pradaccio o Passo del Giro del Diavolo, a quota 1625) ancora per 1600 metri, ma la certezza di aver superato il punto estremo aiuta a recuperare lucidità. Da qui in avanti nulla può più spaventare – non che la strada sia piana, ma le pendenze non hanno certo l’accanimento e la cattiveria di prima, a parte qualche ripensamento. Il paesaggio, che ora finalmente si può ammirare, è splendido. Nei chilometri precedenti, apprezzare il panorama era impossibile: con una salita così dura, gli ampi sprazzi di panorama che si aprono man mano che si sale devono essere per forza maggiore trascurati: non si può che concentrarsi sull’enorme sforzo per superare le terribili rampe oltre il 20%. Una volta al passo, è possibile ridiscendere verso Castelnuovo di Garfagnana per la statale del Passo delle Radici, strada lunghissima (30 km) e dall’andamento sinuoso.

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